venerdì 1 giugno 2007

Il passaggio da schiavo pre-moderno a "schiavo moderno"

Parte I

Mi sono laureata nel 1998, presso la facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali, a 23 anni.
Dopo due settimane lavoravo presso l'ente che mi aveva ospitata per le ricerche inerenti alla mia tesi: dovevo fare una semplice attività di data entry. "Contratto d'opera", 100.000 lire al mese.
Due mesi dopo mi chiamano a casa, un professore dell'università ha dato il mio nominativo. Devono aprire una centrale elettrica a "biomasse" e la regione ha stanziato i soldi per un "master" e uno "stage". Con estrema certezza mi dicono che avrò un lavoro in questa nuova struttura. 3500 lire all'ora per 800 ore totali. Finisco in fretta la mia prestazione d'opera al museo e passo a questa formazione.
Per più di tre mesi faccio la pendolare per diverse località della regione.
Inizio uno stage presso la società che doveva costruire la centrale, dopo qualche settimana vengo spostata in un altro laboratorio: analizziamo le "acque" che grandi industrie fanno "refluire" nei fiumi. I grandi ricercatori però non si sporcano mai le mani e mandano me di persona al depuratore della città per prelevare campioni (in grosse taniche) da analizzare (tralascio i dettagli).
Un giorno travasando una di queste taniche di "acque reflue" in un'altra, succede un pasticcio e mi verso tutto il contenuto addosso. Per 3500 lire all'ora mi trovavo fradicia di un liquido che non sto a dire... col nodo in gola ho pensato "ma chi cazzo me lo fa fare?"
Infatti per questioni poliche ed economiche la centrale non è stata aperta e il discorso "biomasse" si è chiuso lì (e forse non sarebbe stato un bene solo per me se fosse continuato).
E allora mi iscrivo ad un corso di grafica, mentre cerco un lavoro.
L'ente con cui mi ero laureata mi richiama: un nuovo contratto d'opera a 100.000 lire al mese. Accetto, avrò sempre qualcosa da imparare: invece questa volta il lavoro consiste nello spostare fisicamente dei campioni (circa 20000 vasetti di vetro) dalla cantina al terzo piano della struttura, un vecchio palazzo austriaco logicamente privo di ascensore. Quattro mesi così e non dico queli erano le condizioni in cui lavoravo (credo non ci fosse neanche l'INAIL...ma ispettori non ne ho mai visti!).
Mi rinnovano il contratto: questa volta devo pulire dalla polvere una collezione e catalogare tutto. Il lavoro si svolge nello scantinato della struttura. Con i topolini che passeggiano sugli scaffali in alluminio (sento i loro passetti!). Ma è normale: è la gavetta.
Io sto solo lì a lavorare sodo, perchè prima o poi arriverà il mio riscatto. E un giorno arriva una speranza: indicono un concorso per un'assunzione. In realtà sono due, ma ad uno mi invitano a non presentarmi proprio (e non è la sede per proseguire...).
Solo che non si sa quando. E io intanto ho bisogno di soldi.
Al termine del mio corso di grafica avevo conosciuto una ragazza che lavorava in un posto dove si risponde ai numeri verdi.
E così comincia la mia avventura qui dentro.
Parallela a quella di un laboratorio con i campioni da spostare, mentre IMPARO in un call center come è un posto di lavoro VERO. Vero nel senso che siamo tutti uguali, che esiste la MERITOCRAZIA, non la raccomandazione, o la subordinazione giustificata dal numero delle pubblicazioni e dei dottorati.
Un giorno mentre ero in cantina a lucidare i miei campioni e a catalogarli entra uno dei direttori e mi invita a esporre il mio lavoro ad un gruppo di studenti della mia ex facoltà venuti in visita. E spiegare qual'è il lavoro che andrà a fare una persona con la nostra laurea, dando qualche consiglio sugli studi. E che gli dico?

Dai dati raccolti dal Clum CMME si stima che nel 2002 in Italia erano attivi 1280 call center , con un incremento del 34% dal 2000, anno in cui le postazioni (l'unità di misura occupazionale adottata nel settore) erano 73 mila. Nel 2001 - come riportato dall'ISIMM (Istituto per lo studio dell'innovazione dei media) - il 26,4% degli italiani adulti, pari a tredici milioni di persone, ha parlato almeno una volta con uno di loro.
Il 93% degli operatori ha un'età compresa fino a 29 anni, ma l'età media cresce di pari passo con il miglioramento del ruolo professionale, visto che il 94% dei supervisori ha più di
26 anni e, di questi, il 47% oltre i 30.
Sul titolo di studio si scopre che il 62% dei call center impiega meno del 40% di operatori laureati ed è elevata la percentuale di aziende che utilizzano i diplomati anche come manager.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Xe un pochetin strano sentir che xe migliori le condizioni in quei posti de telefoni de quele in università o simili.
Xe anche de dir che xe asurda la situazion dei laureai qua de noi.
Mi dove me giro li trovo.
No xe più posto per voi, putei.
Co go finì scola tuti i miei compagni me ga dito che i 'ndava in università. Mi go dito che 'ndavo zercarme subito un lavor. Mejo impararse un mestier che far integrali de matina a sera, secondo mi.
Ma digo secondo mi. No vojo scoragiar tuti sti fioi che i vien fora dele facoltà convinti de spacar el mondo. No son la persona adata, ma forsi xe mejo che qualchidun con più autorità de mi lo fazzi, magari no coi dotori seri, tipo ingegneri o altro, ma con quei che ga lauree stupide. A quelà saria mejo dirge de svolar baso.
Lele

Dory ha detto...

lele, guarda che mi puzza un pò sentire che parli di integrali. e poi perchè dici che la laurea in ingegneria è più seria delle altre?
strano.
Comunque non sono daccordo con te, almeno non del tutto.
E' vero che ci sono troppi dottori, ma che si deve fare allora? chiudere le università? e anche se cerchi di scoraggiare, può essere utile per chi non ce la fa, ma chi ce la fa?. Il problema è che non è possibile che dobbiamo ancora sottostare a questo stato di cose, per cui in università, come ovunque, la comandano ancora i sessantenni (se non i settantenni) che ragionano ancora alla vecchia maniera che purtroppo subiamo noi.
forse nel privato (non solo nei call center) la situazione è diversa proprio perchè anche se le raccomandazioni esistono sono meno paleso o comunque riguardano solo le alte sfere manageriale, dove comunque infatti ci sono quelli della generazione di cui sopra. Giusto?

Anonimo ha detto...

Cara Dory,
innanzitutto vorrei chiederti di prestare più attenzione agli errori di battitura. Qualche volta ce ne sono così tanti che faccio fatica a capire. In secondo luogo, spostando l'attenzione sui contenuti, penso che se è vero che in tutte le istituzioni e nella alte sfere manageriali comandano ancora gli ultrasettantenni (che comandavano già alla nostra età), è altrettanto vero che esiste una massa di giovani (laureati e non) che si fanno comandare. Se solo la nostra generazione avesse la volontà di costruirsi un futuro autonomo ed indipendente, lontano dai ricatti e dai soprusi dei santoni che spadroneggiano da sempre, sarebbe tutto più semplice. Invece fa sempre comodo andare a chiedere a papà e mamma un paio di centoni alla fine del mese. Vero? Prima prendiamoci gli oneri, poi verranno gli onori.

Anonimo ha detto...

Dory: sappiamo chi è la giovane italia che abbiamo addirittura al governo. ma credo che la gente della nostra (40) e vostra generazione stia cominciando ad andare nella direzione giusta.

Lasko: se esistesse una soluzione per non farci più comandare da questi furboni penso che l'avremmo già adottata. tra noi non manca la gente che ha voglia di farsi avanti, tantomeno quelli che cercano di tirare avanti da soli, senza chiedere nulla a papino.

Io credo che il problema sia che i più forti sono loro e basta. Ogni nostro tentativo di alzare un pò la testa viene stroncato sul nascere.
Il problema serio è che questi ci stanno rovinando un Paese che alla fine ci dovremo gestire noi.

Anonimo ha detto...

mi me chiedo, co gavè cominzà far l'università perchè no gavè scelto un corso dove che jera magior richiesta de laureai. digo: te preferiria studiar ingegneria per qualche aneto in più o laurearte in furia in storia e restar disocupà?
go capì che no xe proprio el massimo, ma xe un investimento. tanto el storico, filosofo, geologo xe dificile che te lo fazi nela vita,
e alora, perso per perso...
Lele

Anonimo ha detto...

Grande Lele!

Quanti geologi, storici e filosofi hanno fatto carriera? Quanti lo hanno fatto per passione? Quanti invece solo per dire che sono "dottori"? Che c'è di male se ci accontentiamo a lavorare in un call center... Dovrebbero mandarci in cantiere!
N.b: ovviamente sono uno di questi, ma almeno non mi lamento.

Anonimo ha detto...

E poi dicono che c'è la fuga dei cervelli!
Come ti comprendo. Mi spiace tanto per tutta la fatica che hai fatto e che starai sicuramente facendo, ma sono certa che chi semina raccoglie: e questo vale per tutti!
Ribelliamoci!
Ciao e grazie della visita

Anonimo ha detto...

ciao dory, solo una cosa vorrei dire, non a te in particolare, magari anche a me stesso: ho letto che hai accettato lavori da 100 mila lire al mese, ma come facevi a campare?
Vedi, il problema è che le nostre famiglie ci hanno sostenuto anche troppo invece di spingerci a lottare per farci valere, forse non basta il pezzo di carta, forse bisogna farsi furbi e umili e avere un minimo di dignità.
Forse dovremmo purificarci dalle spese inutili e approfittare di questi stipendi e lavori di m.... per fare qualcosa che almeno ci piace. Sempre che tu non abbia sempre sognato di fare il lavoro che fai ora!
In bocca al lupo.

angela padrone ha detto...

ciao dory, credo che stai dando delle speranze e anche delle idee a tanti che non sanno che pesci prendere.
ho messo la tua storia sul mio blog, anche se un po' in ritardo
www.angelapadrone.blogspot.com

antonella ha detto...

Ciao Dory e ciao anche a tutti voi che leggete.
Per reagire allo stato di cose descritto nel tuo blog (e non solo nel tuo!) ho creato l'associazione Laureati-Dimenticati, con sede a Palermo ma aperta a costituire sezioni distaccate in tutto il territorio nazionale.
Per saperne di più visitate il sito www.laureatidimenticati.org o scrivetemi c/o laureatidimenticati@libero.it
A presto
Antonella Cucchiara

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

x ha detto...

Tu non hai fatto nessuna gavetta, hai solo buttato via tempo prezioso. E' inutile che ti lamenti!Se sei già laureata (e per giunta in matematica) corri a farti un Mba a Milano o un Emba senza pensarci e venditi in una qualsiasi area manager in contesti multinazionali decenti!

Anonimo ha detto...

Dimenticavo un consiglio: se invece di gettare il tempo vuoi iniziare a crearti un curriculum decente non azzardarti a scrivere che hai lavorato in un call center e cercati opportunità più valide: le occasioni non mancano in Italia, specie a Milano.
Quando poi scrivi: "è elevata la percentuale di aziende che utilizzano i diplomati anche come manager" ovviamente non stai parlando delle aziende, ma dei call center delle aziende.
Le sedi legali delle aziende (aziende che gestiscono call center) hanno consuntivi molto elevati ed hanno quindi di tutto di più a livello manageriale: dall'area legale ai vari livelli del risk manager ai key account fino alle alte sfere