Perchè scrivere un libro fatto di testimonianze anonime, prive di fondamento e senza riportare alcun dato, numero, riscontro a documento? perchè non riportare anche quanche testimonianza contrastante? e perchè non fare verifiche ed accertamenti informandosi sulle aziende e sui fatti oggetto delle testimonianze riportate nel libro?
Da profana dico: non si scrive un libro così.
Troppo comodo fare retorica spicciola, invece di mettersi di traverso, rischiando di essere scomodi.
Perchè invece di commiserare comodamente, senza documentare, non si è pensato a come evitare che tutti questi precari, non finissero col diventare strumento di chi semplicemente vuole istituire l'oligopolio (se non il monopolio) anche nel settore dei call center?
Eppure chi se ne è reso conto c'è, e cerca di alzare la voce, una voce spezzata dalla mancanza di divulgazione, addirittura su uno strumento di facile propaganda come internet.
Perchè non chiedersi come mai, con tante realtà di sfruttamento, dove gli schiavi ci sono davvero, solo i call center sono stati presi ad emblema della precarietà da sconfiggere?
Come si può pubblicare un libro di opinioni, privo di fatti?
La testimonianza serve quando è costruttiva.
Chi ha la possibilità, la potenza divulgativa e il consenso popolare dovrebbe occuparsi di questo.
Troppo impopolare spiegare che c'è il sospetto che certi provvedimenti siano stati presi non per il bene dei lavoratori, ma per il bene di pochi imprenditori?
Brutto dire che le stabilizzazioni si sono fatte: ma male.
Vorrei poter finalmente leggere un libro, un ariticolo che ce lo racconta, lo spiega e lo dimostra documentandolo.
E poi finalmente avremo gli strumenti per lamentarci e per poi reclamare diritti che ci sono stati tolti, per denunciare e testimoniare.
Finalmente smetteranno i sessantenni di dirci con compassione che gli dispiace tanto, ma stiamo "pagando i debiti delle generazioni precedenti".
Marco, aiutaci tu.
7 commenti:
X
Bella riflessione
Per X: ho compreso il significato del tuo contributo. ma non basta, ancora.
Per antonio: ho letto il tuo blog e l'ho trovato davvero molto interessate. grazie.
Ciao Dori,
mi trovi piuttosto d'accordo. Se si continua ad affrontare il problema del precariato in questo modo, tutti ci vedranno come una serie di rompicoglioni senza capacità di reazione. E questo non mi va proprio giù. Arnald
www.diversamenteoccupati.it
Ma al momento le stanno "regolarizzando" le posizioni all'interno dei call center? Si parlava di assunzioni a tempo indeterminato: accade veramente?
www.goriziaoggi.info
Ciao Arnaldo, sono d'accordo, vedo che hai colto nel segno. Penso che la "lamentela" ci stia, ma deve essere costruttiva. E soprattutto ci vuole un'analisi dei motivi per cui siamo qui, noi della nostra generazione ( e non parliamoi delle future...) a vivere un Paese difficile. Il precariato è solo la punta dell'iceberg.
Per anonimo, ciao! Ti rispondo nel post che pubblicherò oggi: quello che sta accadendo è vergognoso!
ciao ragazzi, mi chiamo Annalisa e ho 28 anni, per circa 4 anni ho provato a lavorare in Italia... a singhiozzi ovviamente.. avevo capito fin troppo la situazione, solo contratti a tempo determinato quando sei fortunata e a progetto.. sono laureata ma a quanto pare questo nn serve a nulla... ho deciso di andare all'estero e sono a londra da 5 mesi, piano piano mi sto inserendo e mi hanno offerto un buon contratto che in Italia i giovani si sognano,che dire io nn ci credo piu' nel bel paese.. e poi i giovani sono un po' menefreghisti e nn fanno nulla per cambiare le cose..tanto si sa basta che si ha il sole, il buon vino e gli amici e figurati tutto passa in secondo piano. Scusate se sono irruente e avvelenata.. ma come nn esserlo se il nostro paese nn fa altro che perdere buoni elementi perche' nn gli frega niente a nessuno??
Saluti da Londra
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