venerdì 20 aprile 2007

Perchè precariato a tempo indeterminato

Perchè ultimamente si specula troppo sui co.pro, sui co.co.co, sugli occasionali ecc.
E allora ho aperto questo blog per dire la mia, vi racconto una storia:

"Ho iniziato a lavorare in un call center 7 anni fa, con ritenuta d'acconto. Dopo un anno mi hanno passata ad un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, ai tempi ci sembrava oro, per l'ignoranza che aleggiava intorno a queste forme contrattuali e per la fame di lavoro che c'era in questa città.
Ho iniziato per arrotondare, lavoravo nel campo scientifico con contratti da 100.000 lire al mese, e avevo bisogno di qualcosa di più per riuscire a sbarcare il lunario.
Sono andata avanti così, finchè un giorno non mi si è presentata un'"occasione": fare la responsabile della sala. La mansione richiedeva un impegno orario maggiore, quindi la rinuncia a continuare a inseguire l'inutile sogno di fare la "ricercatrice". Ed ho scelto di continuare nel call center. Volevo andare via di casa e questa era l'occasione giusta per farlo.
Ho quindi cominciato a fare i primi veri passi in un mondo diverso, ho cercato di pormi come quella che imparava tutto sommato un mestiere nuovo, fatto di "code", script e report...
Gli amici sminuivano il mio lavoro, etichettando la mia azienda come una di seconda classe, svilendo le mie mansioni e non credendo che stessi crescendo in una vera professione. I miei genitori sapevano ben poco di quello che facevo: "Mah, lavora coi telefoni...". In alcuni casi tutto si mascherava dietro al nome dell'azienda principale committente, per togliersi dall'imbarazzo di dover dire dove lavoravo.
Ma per stemperare questa tragicità vi dico anche che in 7 anni ho conosciuto più di un centinaio di persone, mille realtà e con tanti ho stretto rapporti che andavano in là rispetto al lavorativo.
Sono cresciuta dentro, sono maturata e tante scelte sono state condizionate da questo lavoro.
E c'è da dire che lavoro me ne hanno sempre dato: nei momenti di crisi, con la sala vuota ho avuto sempre chi credeva in me e nelle mie capacità e dimostrando tutta la mia buona volontà ho ottenuto che nessuno mai pensasse neanche lontanamente di "togliermi ore"(e quindi soldi in busta paga...).
Un giorno sono stata premiata con l'assunzione. Assunzione a tempo indeterminato da subito.
Ed è andata avanti così per anni... ma in fondo cosa è cambiato?
La posizione latente è sempre quella, precaria.
Non sputo su ferie, malattia e TFR, lungi da me farlo!
Ma il call center dipende pur sempre dai committenti, e i committenti sono quelli che non vogliono assumenre in casa loro la gente...
se non c'è il committente il call center non sta in piedi
se non si sta nei costi il call center va in perdita
e credetemi che in un call center i soldi sono davvero pochi...
La morale?
E' che nonostante il mio contratto in questi ultimi anni ho sempre vissuto comunque sul filo del rasoio: se fare un mutuo o meno, se trovare un altro lavoro etc.
La caratteristica di queste aziende è l'instabilità. La dipendenza da altre imprese. Si può dire "E che c'entra, sai quante aziende sono in queste condizioni?"
certo, con l'unica differenza che in questi mesi si pensa tanto a far assumere le persone DAI call center, senza capire che i call center esistono SOLO PERCHE' ALTRI NON VOGLIONO INVESTIRE SUI GIOVANI E SUL NUOVO PERSONALE.
E così, anche quei pochi dipendenti stanno tribolando, nel pensiero che i committenti molleranno quando si vedranno alzati i prezzi e nel pensiero di vedersi privati anche di quel poco che hanno ottenuto.
Il dipendente è precario come il precario stesso, con il ricatto dell'assunzione, che ti ci fa pensare 1000 volte prima di andartene per chissà cosa.
Che qualcuno mi dica se sbaglio."

In quanti si possono riconoscere in questa storia?

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Intanto tu, volendo, un mutuo lo potevi chiedere, ma non hai voluto rischiare, ok. Ma pensa che c'è chi non ha nemmeno la possibilità di scegliere.
Mi sa che sei una precaria di testa, vuoi solo esserlo per non prendere impegni.

Anonimo ha detto...

Comunque, se proprio vuoi andare alla radice del problema, nella storia si parla di una persona che faceva la ricercatrice...
Io allora fossi in te darei la colpa direttamente all'Università.
Se esistono i callcenter è perchè l'università sforna laureati a iosa totalmente inutili al mondo del lavoro?
Che mi dici Dory?

Dory ha detto...

Mah, sul fatto che sono una precaria "di testa", sarà così, probabilmente.
Sulla colpa che ha l'università sull'esistenza dei Call Center (e del precariato in genere!) ti rispondo che trovo assolutamente assurdo sfornare moltitudini di laureati... ma pazienza questo, quello che trovo assurdo è accorciare gli studi universitari a 3 anni per sparare ulteriori pseudo-laureati, illusi che il mondo del lavoro sia pronto ad accoglierli.
Senza nulla togliere a chi ha la "laurea di primo livello"(o come si chiama)
Allora sig. Rex, ti sembra giusta la provocazione o sono caduta nel banale?
Attendo un cortese riscontro.
Dory
p.s. mi hai dato lo spunto per il prossimo post.

Anonimo ha detto...

Non meterla sul piano di "ai miei tempi", dai, ora si che sei stata banale.
E poi non so chi ti da la certezza che la laurea a tre anni sia più semplice da conseguire della tua.
La tua, che tra l'altro, se lavori in cc non doveva essere delle più impegnative...

Dory ha detto...

Se vuoi andare a colpi di provacazione hai trovato la persona giusta.
Io non colpevolizzo COLUI CHE ha un titolo di studio o l'altro, MA UN SISTEMA che sforna laureati, come dici tu, a iosa, e non riesce a garantirne un futuro.
Mi ci metto anch'io in mezzo! e sai quanti ce ne sono, che meriterebbero ancora meno di me, di avere meno ancora di me!?!
Ma scusa, non sarebbe meglio: università più difficili con meno corsi di laurea e più specializzazioni, numero chiuso, quindi meno laureati, quindi più possibilità di sbocco?

Anonimo ha detto...

ma il diritto allo studio dove lo metti?

Anonimo ha detto...

Per far laureare solo i figli di Papà come te che l'Università possono permettersela? Qualcuno ha lottato per abolire distorsioni sociali come il numero chiuso nelle università. Io credo invece che il grosso problema derivi dal fatto che in Italia esistono ancora fenomeni come il corporativismo, il nepotismo, lo scambio di favori...La capacità non viene premiata, e non è solo colpa dell'università, ma anche nostra che ci adeguiamo all'andazzo generale. E ci sguazziamo, salvo poi lamentarci perchè nulla funziona. AH: viva i Call Center regolari che danno lavoro a tanta brava gente, me e te compresi.

Anonimo ha detto...

Ovviamente "figlio di papà" era per Dory e si riferiva al numero chiuso...

Anonimo ha detto...

Il numero chiuso purtroppo serve, perchè le risorse universitarie non sono infinite e perchè occorre selezionare all'ingresso chi ha le conoscenze minime necessarie per affrontare il corso al quale vorrebbe accedere.
Quanto alle università più o meno difficili... Ho visto 3 riforme universitarie, una delle quali come esercitatore. Coloro che partono dal vecchio e vengono forzatamente assorbiti nel nuovo perchè non fanno a tempo a laurearsi... Quasi sempre trovano il nuovo banale (anche se ho conusciuto qualcuno che non la pensa così). Chi parte dal nuovo, parte sapendo che "quel corso è difficile" e senza saperlo si adatta subito a rendere meno. Impiegando lo stesso tempo (troppo) per laurearsi che serviva nei tempi più "duri", ma senza quel quid in più di preparazione che davano i tempi più "duri".
Quanto al lavoro precario, essere dipendente di una piccola azienda è meglio di essere un collaboratore (molti diritti tutelati), ma sottopone il dipendente agli stessi rischi del precario in termini di perdita del lavoro. Il tempo indeterminato in una azienda di meno di 15 dipendenti è indeterminato nel senso che in qualsiasi momento puoi essere licenziato. Dal punto di vista del dipendente onesto e lavoratore è una fregatura. Ma se su 15 persone una sola non fa il suo dovere, in capo ad un anno l'azienda chiude i battenti... Quindi paradossalmente la possibilità di licenziamento dovrebbe tutelare dal licenziamento... Questo in un mondo nel quale anche i padroni sono onesti.
Quanto a lavorare e studiare contemporaneamente, io ho iniziato a lavorare a 16 anni mentre frequentavo le scuole serali. Ho continuato a lavorare anche quando studiavo all'università (ingegneria, mica bruscolini), arrivando anche a fare due lavori diversi contemporaneamente. Quindi discorsi quali "solo i figli di papà possono permettersi l'università" sono fesserie. Le cose occorre volerle, sacrificando magari la vita privata, il sonno, le vacanze, (i capelli :-( )... E tutto poi per andare a lavorare al CALL CENTER!!!!!!! :-)

Anonimo ha detto...

vera..verissimo l'ultimo capoverso....
..."il dipendente è precario come il precario stesso, con il ricatto dell'assunzione, che ti ci fa pensare 1000 volte prima di andartene per chissà cosa".
è la stessa cosa che è capitata a me...avere un lavoro...ke ti offre una busta paga regolare...con contratto a tempo indeterminato...in call center...ti fa comunque essere precario...perchè si teme per l'azienda...ke un giorno nn abbia più bisogno di te e ti mandi...altrove...
...cmq nn permette grandi progetti....anche se qualche mio collega più positivo di me..lo sta facendo...mutui...auto...spero ke alla fine abbiano ragione loro...
ciao
A.

Anonimo ha detto...

accorciare il percorso di studio ha spesso significato un calo di preparazione. non ci sono più soldi e i vecchi corsi da 50 ore (io li ho fatti tutti così) sono diventati dal 24-30. cioè: in una facoltà di lingue, per dire, significa che dovresti imparare molto bene una lingua in un mese. significa qeusto, bene o male. con prof. precari o contratti terribili.
quello che rex dice sul fatto delle lauree impegnative mi infastidisce.
da noi esistono laureati in lingue antiche (che non è banale), in lettere, in interpretazione e traduzione, in psicologia, in storia e così via.
ti sembrano banali? c'è gente di intelligenza superiore magari senza una laurea.
no, capisco molti discorsi, ma non quello di banalizzare chi per vivere lavora in callcenter. da noi la maggior parte ha una formazione accademica. e scusate se è poco.

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie