lunedì 23 aprile 2007

Chi è disturbato dai call center...

Ore 20.30 Airima rientra a casa.
Da quando ha deciso di cambiare città per esigenze di lavoro, vive da sola.
Ha un monolocale in un quartiere "dormitorio" alla periferia di una grande metropoli e ci rientra solo quando è oramai troppo tardi per rimenere in azienda perchè sono tutti andati via.
Già, perchè tornare a casa, riattaccarsi al pc quando almeno in ufficio ci sono altre persone con te?
Airima si è trasferita da sei mesi, ma la città è troppo grande, troppo caotica e frettolosa per poter stringere qualche rapporto che si porti al di là di quello professionale. E' così che ogni fine settimana scatta la corsa al rientro, nel paese d'origine, alla famiglia e agli amici di sempre.
Solo una settimana fa è riuscita ad uscire dal ritmo monotono lavoro-casa e a concedersi una serata diversa in un pub a bere una birra con a sua collega. Collega che in realtà non le è nemmeno tanto simpatica, così immersa nel lavoro, rigida, chiusa e fredda; ma che fare, l'ufficio si era svuotato presto e l'invito a passare una serata diversa dalla solita a casa davanti internet era piuttosto accattivante.
Era stato lì che aveva conosciuto un tale. Alla quarta birra, mentre la collega la osservava imbarazzata, Airima si era sciolta e aveva quindi trovato il coraggio di dar corda ad un tizio che conosceva solo di vista.
Questa persona l'attraeva, ma non aveva mai potuto avvicinarlo, trattandosi un fornitore della sua azienda, che dal suo ufficio faceva solo toccata e fuga.
Quella sera si era invece rivelata l'occasione giusta e la situazione si era sviluppata nella maniera più ottimale, dato che alla fine il tizio si era segnato il suo numero di telefono. Lei gli aveva deato il cellulare, ma l'aveva avvisato "siccome ce l'ho sempre spento ti do anche quello di casa, non lo uso mai, mi ci chiamano solo i miei e l'ho allaccaito per l'internet".
Il tizio non si era più visto passare in ufficio da quella volta, tantomeno aveva chiamato al cellulare. Airima ci sperava, però, e continuava a dirsi che tanto avrà trovato il cellulare spento, che lì dove abitava non aveva campo...
In più due giorni prima rincasando aveva trovato sul cordless di casa due chiamate non risposte, numero "privato".
Ore 20.35 Airima comincia a condire l'insalata, l'unico pasto che riesce a preparare in velocità, le passa un pensiero per la testa, controlla il telefono di casa: una chiamata non risposta, numero privato. Di nuovo.
Di colpo si fionda verso il cellulare, l'aveva lasciato spento. L'accende, niente messaggi e niente chiamate. Magari il tizio ha trovato il cellulare spento e ha provato sul fisso.
Pazienza. Se è interessato sicuramente richiama.
Ore 20.40 Airima comincia a mangiare, guardando sul televideo cosa daranno la sera in tv. Niente di niente, solo cazzate e non ha voglia di rimettersi al pc, non sa più cosa cercare in internet, non ha nemmeno sonno...
Ore 20.45 squilla il telefono di casa.
Airima afferra il cordless e subito butta l'occhio sul numero del chiamante.
Non è sua madre, non appare il numero, è privato.
Lascia squillare. Che non sembri che non ha proprio un cazzo da fare se non rispondere al telefono dopo mezzo squillo.
Al terzo squillo, in uno statpo di eccitazione, mista a dubbio, certezza, ansia e gioia, Airina calca il pulsantino verde del cordless, avvicina il telefono:
"Pronto", risponde
"Buongiorno sono Arianna di X25, la compagnia telefonica, volevo parlare con la signora Airina..." Un secondo in linea, senza rispondere e per riflesso di rabbia il pollice di Airina pigia il tasto rosso del cordless.

Sia chiaro, non voglio fare la scrittrice, voglio solo dare spiegazioni attraverso le situazioni della vita.
In effetti chi può dire di essere disturbato dalle compagnie telefoniche e quindi dai call center?
Qual'è il reale fastidio che arrecano queste telefonate?
A me sinceramente nessuna e non perchè ci sono dentro, ma proprio perchè non capisco che disturbo ci sia. diciamo invece la realtà: al di là della scarsa verosimilità della storia di Airima, la verità è che ci da fastidio la delusione che proviamo rispondendo al telefono, convinti che sia qualcuno ed invece è una compagnia telefonica. E quindi? tutti a fare i seccati e a sentirsi invasi nella loro privacy. Ma per favore, che se non ci fossero le compagnie telefoniche che li chiamano c'è gente che il telefono di casa non gli squilla neanche a pagarlo.
Per colpa di questi stressati, violati nella loro sfera privata, disturbati, violentati mentre cenano o si annoiano guardando il TG, c'è gente che rischia il proprio posto di lavoro.
O meglio, per la strumentalizzazione che al giorno d'oggi c'è del termine privacy e di ogni ambito che la riguarda, permettiamo di dare l'alibi a chi c'è sopra di noi per fare chissà quali basse manovrine.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

sta di fatto che disturbate.
mandi

Anonimo ha detto...

Mi dispiace per il vostro lavoro, ma mettetevi nei panni di chi deve ogni volta alzarsi dalla sedia mentre cena per rispondervi al telefono.
E se ci permettiamo di rifiutare ci insultate pure!

Anonimo ha detto...

Pur avendo lavorato in un callcenter capisco che le persone possano essere infastidite dalle continue telefonate. Le aziende dovrebbero capire che dopo un "non mi interessa" non possono dire agli operatori di continuare a chiamare in continuazione. Capisco che la legge sulla privacy lascia a casa molte persone, e non e' giusto ma forse se fosse stato fatto con un po' piu' d'intelligenza tutto questo non sarebbe successo.

Dory ha detto...

Capisco anch'io tutto, ma quello che mi chiedo è se il gioco vale davvero la candela.
Quante telefonate promozionali si ricevono in una serata intera? quante persone hanno bene o male un'occupazione grazie a quelle telefonate?
E' un piccolo "sacrificio" a fronte di una maggiore "occupazione" (se così vogliamo chiamarla) di persone che, credimi, in alcuni casi non hanno altre alternative.
Eppure per tante cavolate siamo pronti ad adoperarci, ma per sfatare il luogo comune mai.
La legge sulla privacy è un bene, ma in alcuni casi sta diventando un paradosso.

Anonimo ha detto...

Dal mio punto di vista non si tratta di ingoiare il rospo, ma di essre più lungimiranti: la legge sulla privacy, come la legge 30 (Biagi)e mille altre ancora sono state per anni interpretate a piacimento. E così ora ci ritroveremo di fronte a delle interpretazioni esageratamente restrittive che faranno più danno che utile, e non solo nei call center. Se ci pensate oramai si invoca la tutela della privacy per ogni cazzata come se avessimo paura del confronto con il mondo esterno...Altra cosa:perchè solo i call center devono rispettare la legge e banche, assicurazioni etc etc sono sempre libere di fare della nostra privacy carta straccia?

Anonimo ha detto...

Sull'affermazione di 5 sono perfettamente d'accordo. dove lavoro bisogna star ben attenti a non lasciare i dati dei dipendenti in giro, addirittura un foglio scritto amano con sopra una data di nascita può essere un reato! Eppure banche assicurazioni e spt FINANZIARIE fanno quello che gli pare sui nostri dati, passandoli a terzi come gli pare.
I Cc sono demonizzati, or tocca a loro, presto sarà il turno degli altri (quando ci saranno gli interessi).
Purtroppo non tutti sono onesti come dovrebbero, ma tutto sommato preferisco comprare una cassa d'olio che mi è stata fatta passare per tel come un prodotto di pregio, che pagare a vita per una polizza di "risparmio" che mi è stata raccontata come il modo migliore per investire, mantre mi mangia solo soldi!

Dory ha detto...

Cito: "quando ci saranno gli interessi"...
purtroppo in questo Paese non sappiamo mai quando le cose vengono decise per il nostro bene e quando vengono decise per interessi più o meno "nascosti". E' un ragionamento banale, lo so, ma ci porta ad essere diffidenti di fronte e tutto, soprattutto ai cambiamenti.
Oggi ho sentito più volte che è così.
E più volte ho pensato che forse è perchè siamo di quelli che lasciano che le cose le cambino gli altri, invece di essere noi gli artefici del nostro cambiamento.

Dory ha detto...

... forse perchè non ci sentiamo rappresentati da chi ci rappresenta. In ogni ambito e non solo per un fatto politico. Forse abbiamo paura e siamo pigri, non sentiamo l'impulso ad esporci eprchè chi ci rappresenta è troppo indaffarato per riuscire a stargli dietro.

Anonimo ha detto...

E' normale e logico non sentirsi rispecchiarsi in chi ti rappresenta. Mica fanno i tuoi interessi, ma i loro...

Anonimo ha detto...

che l'occupazione possa essere risollevata da una spruzzata di rottura di coglioni per ciascuno e' difficile da credere.

Dory ha detto...

Ma è così!!

Anonimo ha detto...

io l'ho fatto ed è difficile.
posso capire che non si aun dramma ricevere telefonate MA!
se in una serata ne ricevi 20 e dico 20 (contate da mio padre) di 3-5 compgnie telefoniche che si spacciano per telecom e non lo sono, che provano ad attivarti scorrettamente un contratto (non come facevamo noi in callcenter che specificavamo tutto), doppioni della stessa telefonata da operatori diversi, aziende che ti vendono tutto il vendibile... se questo si ripete più giorni la settimana, ecco, io capisco chi si incazza.

Anonimo ha detto...

Aldilà delle percezioni di molestia, disturbo o addirittura, come dice qualcuno, di piacevole compagnia, l'attività di questi call center è nella maggior parte dei casi svolta in violazioni di precise norme di legge che vietano di chiamare a casa nominativi semplicemente ricavati dall'elenco telefonico, senza tener conto che è possibile rivolgere informazioni commerciali solo a coloro che hanno espresso un consenso e che sono al riguardo individuabili in elenco con appositi simboli.
E la dice lunga il fatto che questi chiamano sempre con il numero oscurato.

A me personalemente dà fastidio, e non poco, ricevere chiamate quasi con frequenza quotidiana e spesso ad orari davvero inopportuni e lungi dal provare piacere da simili contatti che sono tuttaltro che umani quanto invece fondati sulla legge dei grandi numeri.

Che poi questa attività debba essere tollerata a tutela dei livelli occupazionali rispondo ai ragazzi di cercare alternative perchè nei callcenter possono solo sperare di essere trattati un momentino meglio delle pezze da piedi.

Anonimo ha detto...

Sono una ex lavoratrice nei call center, e me ne sono andata perché ho deciso che ci tenevo alla mia dignità. Ho visto dei capetti frustrati maltrattare i loro sottoposti perché non raggiungevano i loro assurdi obiettivi di vendita, ho visto dei colleghi meno scrupolosi di me truffare le persone, soprattutto anziani e stranieri.
No, è uno schifo. E leggere cose come questo blog mi disgusta ancora di più. Mi sembra qualunquista sostenere che almeno così questi lavoratori hanno un'occupazione, un'occupazione che non ti garantisce di mantenerti da solo e ti rende dipendente a vita da qualcuno. E poi scocciare la gente è un disturbo, è sacrosanto che le persone abbiano la loro privacy ed è assurdo invadere con queste richieste pressanti e maleducate.
Sono in prima linea contro questo sfruttamento e spero che qualcuno faccia qualcosa. Per quello che mi riguarda, meglio lavare le scale e i cessi che rendermi complice di questo schifo.
Vergogna!
http://vitaalcallcenter.blog.lastampa.it/

Anonimo ha detto...

dory hai pienamente ragione,chi ah al pancia piena non capisce chi ha la pancia vuota!! ho fatttto teleselling , mal pagata, sfruttata e poi la legge , l'empatia, al solidariet politica !! si cé solo pe rle loro tasche.!! é una vergogna..troppo troppo stanno tirando la corda.. l'italia si l'italia dei valori per chi ci crede e per chi li pratica non un'etichetta non una chimera!! svegliamoci e aiutiamoci !! razzista, indiscriminante é colui che non aiuta chiunque come se fosse se stesso!!

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

good start